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Storie d’impresa, energie di futuro
Il 13 ottobre Fondazione Ansaldo ha preso parte al convegno “Storie d’impresa, energie di futuro” un seminario di Museimpresa tenutosi a Venezia, una delle città che insieme a Padova, Rovigo, Treviso vanno a formare la Capitale della Cultura d’Impresa 2022 proclamata da Confindustria. Una Capitale “diffusa” in cui i protagonisti sono i territori, i luoghi, le produzioni, le persone, la cultura, la storia e i numerosi “distretti” industriali locali. In questo contesto ricco di riferimenti, grazie anche alla collaborazione con i Musei Civici di Venezia che sono stati nostri ospiti, è stato possibile l’incontro e il confronto sul futuro della cultura d’impresa tra tante realtà nazionali.
Il programma ha previsto un convegno e tre tavoli di lavoro e la Fondazione ha preso parte a quello dedicato ai percorsi per le scuole.
Il convegno
L’ICOM definisce il museo un luogo permanente il cui compito è la conservazione della memoria materiale e immateriale. I Musei e gli Archivi d’Impresa hanno però il dovere di innovarsi perché le imprese e le aziende, a cui sono legati in modo inscindibile, sono in continua evoluzione, guardano al futuro e modificano la loro produzione di conseguenza. L’esistenza di queste due realtà è strettamente collegata e reciproca, accomunata dalla spinta verso il futuro, generando così uno “sviluppo permanente”.
Il primo punto in comune tra questi due mondi sono le risorse. Per le fabbriche le risorse sono le materie prime necessarie al compimento della produzione, e i prodotti a loro volta divengono le materie prime dei Musei e degli Archivi d’Impresa divenendo così patrimonio storico. L’impresa, dunque, non è solo un ente che produce per scopi economico-commerciali, ma è una fabbrica di ciò che diverrà la memoria storica per le generazioni future, ed è compito dei Musei e degli Archivi d’Impresa far comprendere alle aziende questo concetto fondamentale e portare a compimento questa trasformazione. In questo modo anche il prodotto contemporaneo assume più valore, generando così un ritorno economico per le imprese.
La tutela dunque è anche pedagogia, sostenere la presa di coscienza del valore culturale che un prodotto industriale, nato non per fini artistici, può assumere nel tempo in modo progressivo. Per farlo la chiave per la corretta comunicazione non è lo story telling ma l’history telling, che si allontana dal marketing utilizzato per il commercio e che racconta l’oggetto partendo dal suo valore storico e culturale. È fondamentale servirsi anche della digitalizzazione come mezzo per potenziare e amplificare, in modo esponenziale, questo processo.
Il risultato sarà il raggiungimento di una “progettazione integrata” delle industrie e della cultura, solo così si potrà avere una visione del futuro completa e funzionale.
I partecipanti a “Storie d’impresa, energie di futuro”
Tavolo di confronto “Percorsi per le scuole”: intervento di Fondazione Ansaldo
Guardando agli esempi presenti negli archivi conservati in Fondazione Ansaldo si può notare come il mondo del lavoro sia sempre stato attento al tema della formazione. A metà dell’Ottocento ritroviamo la Scuola per le Maestranze Operaie voluta da Giovanni Ansaldo, un secolo dopo l’ANCIFAP, che dalla fine degli anni ‘30 si occupa della formazione e dell'addestramento professionale, prevedendo già l’assistenza sociale, i contributi previdenziali e, ottenuto il diploma, un’occupazione sicura. Arriviamo poi negli anni ‘60 all’applicazione, da parte delle aziende, di nuovi principi pedagogici, profondamente innovativi, come nel caso dell’Italsider che nelle sue colonie metteva al centro il bambino per la prima volta come parte attiva nel processo educativo.
Fondazione Ansaldo nel suo rapporto con i più giovani parte proprio dal principio che i ragazzi devono essere parte attiva della propria formazione. La valorizzazione della memoria storica generata dal mondo del lavoro di cui Fondazione Ansaldo è custode non è così solo un fine, ma anche uno strumento fondamentale per l’educazione delle nuove generazioni. Attraverso laboratori e tirocini i ragazzi hanno modo di attuare sul campo le conoscenze che vengono loro trasmesse ed insegnate, acquisendo così autonomia, consapevolezza delle loro capacità professionali e fiducia in sé stessi, sviluppando infine una visione positiva del mondo del lavoro.
La Fondazione si rapporta molto con medie, licei e università, proponendo visite guidate e percorsi ad hoc come sull’industrializzazione del territorio, l’emancipazione femminile, le grandi firme della letteratura italiana del Novecento, i cambiamenti del paesaggio urbano e molto altro. Prende parte anche a webinar, spesso organizzati dalla Regione, dedicati sia agli studenti che ai docenti, arrivando a punte di 1.200 persone raggiunte con un'unica lezione on-line.
Per quanto riguarda i licei, oltre le visite guidate, Fondazione Ansaldo aveva aderito negli anni passati all’alternanza scuola lavoro, con buoni risultati. Ospitava una classe per tre settimane, dividendola in tre gruppi che a rotazione, per una settimana, seguivano la parte archivistica, la parte amministrativa e l’organizzazione di eventi. È stato così possibile instaurare un rapporto personale e diretto con gli studenti, che ha permesso sia di comprendere le esigenze individuali ma soprattutto di lasciare più tempo alla parte pratica, dove i ragazzi hanno potuto rendersi conto di ciò che stavano imparando.
Con le elementari vi sono meno occasioni di contatto, ma un’esperienza ben riuscita è stata quella dell’anno scorso durante il Festival della Scienza, appuntamento annuale per Genova, per il quale era stato proposto un laboratorio aperto a tutti incentrato sui cambiamenti urbani. I partecipanti, partendo da alcune fotografie storiche di Genova, dovevano scegliere se effettuare un confronto con la città contemporanea o raffigurarla come la vorrebbero vedere in futuro. È stato sorprendente come tutti gli adulti si siano concentrati sulla Genova contemporanea, mentre i più giovani sulla Genova futura. Hanno aderito molti bambini delle elementari che hanno immaginato una città fatta sia delle casette dei pescatori di inizio Novecento, ma popolata anche da robot e strumenti ipertecnologici. Ciò fa capire quanto siano innate in queste nuove generazioni le competenze digitali e la sensibilità per il futuro. Per l’edizione del Festival di quest’anno è stato ideato un laboratorio dedicato allo spionaggio industriale, dove i ragazzi, dopo una breve visita guidata che avrà l’obbiettivo di formarli, dovranno decifrare un messaggio in codice e mettere in gioco le loro capacità di logica e le conoscenze acquisite poco prima.
Dall’immagine della Genova che è stata ottenuta nei risultati del Festival, si comprende che un altro elemento di fondamentale importanza, nel rapporto con i più giovani, è il linguaggio scelto per comunicare con loro, e sarà compito dell’educatore adottare delle modalità e degli strumenti affini a quelle dei ragazzi, incentrate sulla tecnologia e il digitale.
Difatti i risultati migliori che la Fondazione sta ottenendo nel campo della formazione sono quelli dati dai tirocini curriculari per gli studenti universitari che hanno modo di lavorare attivamente e soprattutto in modo autonomo, dopo un’adeguata formazione, al progetto Archimondi, dove la digitalizzazione del patrimonio archivistico diviene un metodo di apprendimento sul campo. Da inizio 2021 sono stati avviati 20 tirocini con differenti Università italiane per oltre 2.300 ore di lavoro. L’Università in media richiede ai ragazzi di svolgere un tirocinio da 75 ore, poco meno di due settimane lavorative, mentre noi richiediamo loro una presenza minima di un mese. Gli studenti accettano volentieri di svolgere il doppio delle ore richieste dal piano di studi perché anche loro si rendono conto che due settimane non bastano per l’inserimento in un contesto lavorativo e raggiungere autonomia. Risultato ancora più positivo è dato dal fatto che molti ragazzi chiedono di prolungare il loro tirocinio oltre al mese, senza la possibilità di ricevere crediti extra, avendo in cambio solo una soddisfazione personale, che gli dà modo di comprendere al meglio quali siano le loro capacità effettive, i loro interessi e i obiettivi per il loro futuro lavorativo. Alcuni ragazzi hanno chiesto inoltre scrivere la propria tesi sull’esperienza che hanno vissuto in Fondazione, dedicandosi nello specifico al tema della digitalizzazione del patrimonio culturale. La tecnologia utilizzata nel contesto lavorativo è un linguaggio che gli appartiene, ma che al contempo li lega con la storia.
Fondazione Ansaldo vuole dare voce alle nuove generazioni, pertanto, in occasione della Settimana della Cultura d’impresa, ha organizzato per il 18 novembre una giornata d’incontro tra professori, educatori, rappresentanti del mondo del lavoro e gli studenti, dove ognuno avrà modo di raccontare le proprie esperienze nel campo della formazione, portando l’attenzione sulle best practice ma anche sui possibili potenziamenti.
Il rapporto che si è quindi creato tra la memoria storica generata del mondo del lavoro e gli studenti è un rapporto di ritorno reciproco, un dare e avere di cui beneficiano entrambe le parti, possiamo dire in conclusione che il lavoro genera cultura, e Fondazione Ansaldo ne è testimone, ma possiamo anche dire che anche la cultura è in grado di genera lavoro.
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Fondazione Ansaldo
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