di Elisabetta Ballaira

È il 1563 e, a Torino, un piccolo gruppo di cittadini dà avvio a quel percorso che portò secoli dopo alla costituzione della Compagnia di San Paolo. Percorso avviato con intenti volti ad aiutare i più bisognosi, mai abbandonati nel corso della lunga storia. Vennero istituite numerose Opere di carità, alle quali si affiancarono la gestione sia del Monte di pietà gratuito che quello a interessi. È da quest’ultimo che si deve l’avvicinamento al mondo bancario, sfociato nel 1932 con la costituzione dell’Istituto di credito San Paolo.

Un dualismo, quello tra attività di aiuto sociale e attività bancarie, lodevolmente sinergico, culminato nel 1991 con la creazione dell’Istituto San Paolo di Torino S.p.A. per le questioni economiche e la denominazione di Compagnia di San Paolo per le attività di utilità sociale.

Questo è il racconto del direttore esecutivo della Fondazione 1563, ente strumentale della Compagnia di San Paolo e fondazione culturale specializzata nel sostegno alla ricerca nel campo delle discipline umanistiche. Un altro bel racconto, con belle testimonianze fotografiche, che vi invitiamo a leggere per scoprire una storia di impegno e lavoro per costruire il bene comune lunga oltre 5 secoli.

02 statuto 1563

Le prime costituzioni della “Confraternita della cattolica fede in Torino”,
18 aprile 1563, pagina iniziale

La Confraternita (1563-1852)

La storia della Compagnia di San Paolo ha inizio nella Torino cinquecentesca, quando il 25 gennaio 1563 sette cittadini torinesi fondarono la Compagnia della Fede Cattolica sotto l’invocazione di San Paolo, con il duplice scopo di soccorrere la popolazione gravata dal degrado economico – attraverso la raccolta di elemosine e l’assistenza domiciliare – e di arginare l’espansione della riforma protestante.

Verso la fine del Cinquecento la confraternita fondò le prime Opere (oggi diremmo istituzioni) di carattere sociale e umanitario: il Monte di pietà cittadino nel 1579, che erogava piccoli prestiti in cambio di un pegno e, nel 1589, con l’avvio dell’assistenza femminile, la Casa del soccorso, destinata all’ospitalità e all’educazione delle fanciulle più povere. Nel 1595 fu costituito l’Ufficio Pio con il compito di gestire tutta l’attività assistenziale della Compagnia: sussidi a decaduti, a malati e a mendicanti; servizi religiosi; assegnazione di doti alle ragazze ospiti della Casa del soccorso e pagamento delle rette. Più tardi, nel 1683, fu fondata la Casa del deposito che accoglieva donne vittime di sfruttamento e violenza.

In seguito la Compagnia di San Paolo contribuì anche all’istituzione del Collegio dei nobili convittori, destinato all’educazione dei giovani delle classi abbienti, e all’Albergo di virtù che avvicinava i mendicanti al lavoro attraverso la meccanica e la manifattura (in accordo con il disegno ducale che introduceva in Piemonte la lavorazione della seta). A metà Seicento la confraternita promosse la creazione dell’Ospedale di carità, collaborando sia alla direzione sia al finanziamento e, nel secolo successivo, finanziò la creazione dell’Ospedale dei pazzi.

Nel corso del XVII secolo la Compagnia consolidò la propria struttura organizzativa e il proprio ruolo nella società, con un’intensa attività finanziaria culminata nell’assunzione dell’amministrazione del debito pubblico nel 1653: il Monte della fede, affidato al Monte di pietà. Alla fine del Settecento anche la Compagnia subì l’influenza generale della crisi e durante il governo repubblicano francese perse la gestione delle Opere e il possesso del patrimonio fino a essere soppressa, nel 1802 e sostituita con organi di nomina pubblica che tuttavia riuscirono ad assicurare una continuità con l’esperienza precedente.

Con la Restaurazione la Compagnia fu reintegrata e le sue attività vennero ampliate: assunse la gestione del Monte di pietà a interessi oltre a quella del Monte di pietà gratuito e, mentre riprendevano le attività dell’Ufficio Pio, tra il 1824 e il 1851 alla Compagnia fu affidato anche il servizio sanitario per i poveri di Torino che comprendeva, oltre alle cure mediche di base, l’assistenza farmaceutica e le cure specialistiche.

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Libro mastro delle Opere Pie di San Paolo, copertina

Le Opere Pie di San Paolo (1853-1932)
Con l’avvento dello stato liberale e in particolare con un decreto del 1853, Vittorio Emanuele II restringeva l’attività della Compagnia alle pratiche religiose e affidava il patrimonio e la gestione delle attività assistenziali e creditizie a un consiglio di nomina pubblica: le Opere Pie di San Paolo (successivamente Istituto di San Paolo). Il nuovo ente sviluppò l’attività bancaria attraverso il Monte di pietà: già nel 1879, Giovanni Giolitti (allora commissario regio delle Opere Pie di San Paolo) lo descriveva come una banca a tutti gli effetti. Poco più di una quarantina d’anni dopo, nel 1923, il Monte di pietà otteneva il riconoscimento della prevalente attività creditizia rispetto a quella pignoratizia.

Nel 1867 l’istituto assumeva l’esercizio del Credito fondiario, avvenimento che inaugurò un importante settore di attività. Durante gli anni dello sviluppo industriale di Torino, il San Paolo iniziò a sostenere i comuni mediante prestiti pubblici e a partecipare ai nuovi organismi finanziari come il Consorzio sovvenzioni su valori industriali, l’Istituto federale per il credito agrario in Piemonte e il Consorzio nazionale per il credito agrario di miglioramento. Nel 1931, uscito indenne dalla grande crisi degli anni venti, l’Istituto fu in grado di rilevare i depositi della Banca Agricola Italiana in Piemonte e in Liguria, estendendo la propria attività oltre i confini della città e ottenendo, nel 1932, lo statuto di Istituto di credito di diritto pubblico.

Parallelamente al settore creditizio, proseguiva anche l’attività dell’Ufficio Pio e dell’Educatorio Duchessa Isabella (il nome dell’istituto che, dal 1883, unificava le Case del soccorso e del deposito) che impartiva alle giovani un’educazione completa, e che nel 1899 avviò i primi corsi di formazione per le insegnanti.

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Educatorio Duchessa Isabella, allieve e corpo dicente nel giardino dell’Istituto, 1912.

L'Istituto di Credito (1932-1991)

Con il rilievo dei depositi della Banca Agricola Italiana, nel 1931 l’Istituto estese la propria struttura al Piemonte e alla Liguria e nel 1932 ottenne lo statuto di Istituto di credito di diritto pubblico e la nuova denominazione Istituto di San Paolo di Torino.

Agli inizi del ventesimo secolo, negli anni del decollo industriale di Torino, il San Paolo, oltre a sostenere, mediante prestiti al Comune e alla Provincia, lo sviluppo delle infrastrutture e la municipalizzazione dei servizi essenziali, finanziò la costituzione dell’Istituto delle case popolari (1907) e intervenne direttamente nel campo dell’istruzione operaia e tecnica. Inoltre, ebbe un ruolo importante nella costruzione della nuova sede dell’Ospedale Maggiore alle Molinette, ultimata nel 1935.

Alla fine del 1991, nel quadro normativo introdotto dalla Legge “Amato-Carli”, la banca prese la forma giuridica di società per azioni, l’Istituto Bancario San Paolo di Torino S.p.A., mentre l’attività di utilità sociale assumeva – in omaggio alla sua storia – la denominazione di Compagnia di San Paolo. Oggi la Compagnia è una fondazione di diritto privato, retta da un proprio Statuto adottato nel marzo 2000.

Per approfondimenti:

http://www.fondazione1563.it/libri-arte-cultura-storia/

http://archiviostorico.fondazione1563.it/

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di Anna Galleano e Elena Manara

La Camera di Commercio attraversa tutta la storia genovese dal 1805 fino ad oggi, giocando sempre un ruolo fondamentale per l’economia del territorio.

In pochi sapranno che la Camera di Commercio di Genova fu costituita per volere di Napoleone e inizialmente parlava francese.

I primi decenni non furono comunque facili: la situazione economica di fine Settecento e inizio Ottocento in Liguria non era delle migliori.

Con il passaggio al Regno di Sardegna e poi l’unità d’Italia, la Camera di Commercio contribuì incisivamente allo sviluppo socio-economico favorendo e appoggiando la navigazione a vapore, svolgendo un ruolo decisivo nello sviluppo ferroviario di collegamento tra Genova con il Nord oltre gli Appennini promuovendo e contribuendo alla formazione professionale nei settori della meccanica, della chimica e della nautica.

La Camera fu quindi sempre protagonista. Seguì le trasformazioni trainando l’economia cittadina e diventando il fulcro di tutte quelle iniziative che guardavano oltre gli stretti confini del suo territorio d’azione.

Nel secondo dopoguerra la Camera incoraggiò il processo di integrazione europea. Nella seconda metà del Novecento, rivolse una particolare attenzione allo sviluppo delle piccole e medie imprese dell’industria, del commercio e dell’artigianato. E sul finire del secolo la Camera ha infine incoraggiato la ritrovata vocazione turistica del capoluogo.

Oggi, sono tante le iniziative e, in questo tempo di pandemia, moltissime indirizzate al digitale.

Una storia davvero interessante corredata da belle foto. Buona lettura.

 Galleria dorata

Galleria Dorata, Palazzo Tobia Pallavicino in via Garibaldi,
dal 1923 sede della Camera di Commercio

Quando è nata parlava francese, e lo ha fatto per un decennio, fino al 1815, quando con l’annessione dell’antica Repubblica al Regno di Sardegna diventò sabauda e “regia”. È la Camera di Commercio di Genova, da allora protagonista della vita economica della città e del suo territorio. Fondata il 17 giugno 1805 da Napoleone, già dalle prime riunioni nella sede di Palazzo San Giorgio stendeva relazioni sui commerci e sulle manifatture e studiava lo stato di salute dell’economia locale, tema ricorrente nei due secoli di vita camerale.

L’economia ligure dalla fine del Settecento era entrata in una fase molto critica: investimenti bloccati, commercio marittimo ostacolato dalla marina inglese, generi di prima necessità rincarati. Si sperava che, a prezzo della perduta indipendenza, l’annessione all’impero napoleonico avrebbe portato dei vantaggi. E la Camera di Commercio, tenuta in grande considerazione dal Governo francese, si adoperò con pressanti richieste e fior di studi statistici.  Fu instancabile nel farsi portavoce dello scontento di tutto il mondo produttivo genovese: le cartiere, le fabbriche di tessuti, sapone, candele, olio, i fabbricanti di ombrelli, gli importatori di pellami e naturalmente i naviganti e gli operatori del Portofranco. Ma il governo francese disattese, almeno in parte, le speranze.

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Antonio De La Rue, Primo Presidente della Camera di Commercio, litografia,
1805 circa, archivio Camera di Commercio

Dopo l’annessione al Regno di Sardegna furono ancora anni difficili. La borghesia mercantile e finanziaria genovese viveva con timore la svolta, pur pensando sempre in modo pragmatico a come poter dialogare con i nuovi “padroni”, ai quali inizialmente si oppose. La Camera di Commercio si adoperava per sanare in parte questi dissidi e favorire una ripresa dell’economia.

Così quando Vittorio Emanuele venne in città nell’agosto 1815 con la regina Maria Teresa, la Camera organizzò in loro onore una regata notturna, illuminò il porto e finanziò l’iniziativa con cui i commercianti offrirono una nave da guerra al Re di Sardegna, la fregata “Commercio di Genova”.

Con l’avvento al trono di Carlo Alberto e i suoi provvedimenti favorevoli al commercio genovese, i rapporti migliorarono. La Camera eresse in onore del sovrano un arco marmoreo all’entrata del  Portofranco e il re autorizzò, nel 1835, la costruzione della Carrettiera Carlo Alberto, strada litoranea tracciata fra San Tommaso e Caricamento,  la via Gramsci odierna. La Camera si impegnò a coprire un terzo delle spese.

Cavour, con le sue liberalizzazioni, favorì l’ampliamento degli orizzonti dei traffici genovesi. Furono aboliti i dazi, si sviluppò il porto, e Genova si avviò a giocare un ruolo centrale nell’economia del Regno di Sardegna. In quegli anni la Camera si occupò con grande attenzione di problemi marittimi, infrastrutture, logistica e trasporti, tema che attraversa come un fil rouge tutta la storia camerale fino ad oggi. Promosse e appoggiò la navigazione a vapore, le iniziative dell’armatore Raffaele Rubattino e la nascita, nel 1852, della Compagnia Transatlantica.

Nel 1857 il Consiglio camerale si riunì per discutere l’iniziativa lanciata da Ferdinand de Lesseps per l’apertura del canale di Suez: i Consiglieri la ritennero portatrice di “meraviglie di utilità pari a quella della scoperta dell’America” e così la Camera ne divenne una delle maggiori promotrici. Nel dibattito sulla direzione da dare alla ferrovia verso la Svizzera e alla scelta del relativo valico alpino – Gottardo o Lucomagno – la Camera prese inizialmente posizione per il secondo e poi quando la scelta cadde sul primo si prodigò per la sua pronta realizzazione. Si impegnò anche per la realizzazione di una strada ferrata tra Genova e il Piemonte, idea che si concretizzò nel 1854 con l’inaugurazione della ferrovia Genova – Torino in presenza del Re, che partecipò anche all’Esposizione industriale allestita per l’occasione da Comune e Camera di Commercio. La ferrovia veniva incontro alle richieste delle industrie meccaniche liguri e apriva futuri snodi verso Alessandria e Milano.

Un anno dopo l’unità nazionale, nel 1862, le Camere di Commercio furono riordinate con una legge che dedicava l’articolo 41 alla Camera di Genova: era, tra le Camere italiane, quella che aveva l’organizzazione più complessa e il bilancio più consistente (300.000 lire contro la media di 8.000 lire). Con la nuova legge crescevano i compiti e si definiva sempre di più il ruolo delle Camere quali osservatori dell’economia.

Un altro settore in cui la Camera di Genova investì energie e soprattutto fondi fu quello dell’istruzione professionale, di cui si lamentava la carenza. Avviò le scuole serali di Meccanica e di Chimica, poi quelle di Geometria, di Nautica e di Costruzioni navali.  Fu poi tra i fondatori nel 1884, della Scuola Superiore di Commercio da cui derivò, nel 1913, l’Istituto Superiore di Scienze Economiche e Commerciali e infine nel 1936, la facoltà genovese di Economia e Commercio. Ma la Camera di Genova contribuì anche alla nascita e allo sviluppo delle prime industrie italiane, nel campo della produzione di beni strumentali, della cantieristica, della meccanica e della siderurgia.

Una delle sue “creature predilette” era il Portofranco, una delle più antiche istituzioni genovesi, che nel 1877 fu sostituito per legge dal Deposito Franco, alle dirette dipendenze della Camera di Commercio che edificò nuove strutture e ne ampliò il “recinto”. Nel 1903 partecipò alla fondazione del Consorzio Autonomo del Porto, nato per gestire in modo autonomo ed efficace l’amministrazione portuale.

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Sacchi di caffè nel Deposito Franco, fotografia 1912,
archivio Camera di Commercio

 Quelli fra le due Guerre furono anni densi di avvenimenti significativi e importanti sia da un punto di vista economico che amministrativo: importanti processi di ristrutturazione e di sviluppo investirono la grande industria e il porto, si ruppe il “limite fisico” di San Benigno e nel 1926 alla città furono aggregati diciannove comuni della costa e delle valli Polcevera e Bisagno: nasceva così la Grande Genova. La Camera fu come sempre protagonista e seguì le trasformazioni giocando sempre un ruolo trainante per l’economia cittadina e diventando il fulcro di tutte quelle iniziative che guardavano oltre gli stretti confini del suo territorio politico.

Nel secondo dopoguerra la Camera incoraggiò il processo di integrazione europea, favorendo la partecipazione della comunità economica genovese al dibattito sulle prospettive di sviluppo internazionale ed europeo contribuendo al superamento del localismo economico e delle chiusure nazionalistiche. E il Movimento Federalista Europeo che nacque a Genova e fu il principale attore apartitico nella lotta per l’Europa unita, trovò nella Camera di Commercio una spalla ideale per l’affermazione delle proprie idee. 

È in questo periodo che nacquero l’Istituto di Economia Internazionale e la rivista camerale “Le Compere di San Giorgio” pubblicata a partire dal 1952 subito dopo il Convegno sull’Europa federata.

Sempre attenta al porto, ai trasporti e alle infrastrutture, la Camera contribuì alla realizzazione dell’Aeroporto Cristoforo Colombo dove il 29 marzo 1960 atterrò il primo quadrimotore e che fu inaugurato nel 1962.

Nella seconda metà del Novecento, la Camera ha rivolto una particolare attenzione allo sviluppo delle piccole e medie imprese dell’industria, del commercio e dell’artigianato. E sul finire del secolo la Camera ha fortemente incoraggiato la ritrovata vocazione turistica del capoluogo: non possiamo dimenticare che il manipolo di amministratori locali che andò in missione a Baltimora a studiare l’Acquario locale per poi replicarlo a Genova come principale elemento di attrazione dell’Expo’ 92 e della rinnovata area del Porto Antico fu organizzata proprio della Camera di Commercio.

Il resto è storia nota.

Palazzo Tobia Pallavicino in via Garibaldi

Palazzo Tobia Pallavicino in via Garibaldi,
dal 1923 sede della Camera di Commercio

 di Emilio Carmagnani

È il 1904 quando Attilio Carmagnani fonda a Genova l’omonima ditta, inizialmente per la vendita al dettaglio di prodotti chimici, estendendosi rapidamente negli anni ’20 ai carburanti, ai lubrificanti, all’essenza di trementina ed al carburo di calcio, tutti con propri marchi.

Gli anni ‘60 rappresentano un periodo di svolta. Videro infatti una profonda riorganizzazione delle attività e dell’assetto azionario, distaccandosi dal mondo petrolifero per focalizzarsi sulla chimica e fondendo le due società in essere nell’attuale ragione sociale: Attilio Carmagnani “AC” S.p.A.

Ma furono gli anni ‘80 ad essere i protagonisti della massima espansione dell’azienda con l’integrazione verticale della supply chain dei prodotti chimici sfruttando le capacità del proprio deposito di Genova quale hub di grandi lotti in arrivo via mare da valorizzare e distribuire capillarmente attraverso i depositi di Milano, Torino e Roma. 

Nel 2010 subentra la quarta generazione che rilancia ulteriormente le attività, forti della lunga tradizione, esperienza e credibilità acquisite in oltre cento anni di ininterrotta attività, affermandosi quale importante anello di congiunzione tra il mercato italiano e l’industria chimica mondiale. Un’altra bella storia di capitalismo familiare d’impresa che continua nel tempo. Buona lettura.

Lo stabilimento Attilio Carmagnani

Sede di Genova

Attilio Carmagnani aveva 19 anni quando nel 1904, da poco trasferito dalla provincia di Verona, fondò a Passo Nuovo, nel porto di Genova, una ditta individuale per la vendita al dettaglio di prodotti chimici tra cui il petrolio illuminante che veniva utilizzato nelle lampade.

Trainata dallo sviluppo del tessuto industriale, la crescita dell’attività fu rapida e i volumi al dettaglio diventarono presto volumi all’ingrosso. Nel giro di un decennio Attilio trasformò la propria attività da business to consumer a business to business. Nel 1913 venne inaugurata la Filiale con deposito di Milano, nel 1919 quella di Torino a cui seguirono altri due depositi, a Biella e Chivasso. Genova era il punto in cui convergevano tutte le importazioni, la sede di Passo Nuovo e altri due magazzini a Sampierdarena lasciarono il posto, nel 1924, a un nuovo deposito a Cornigliano, raccordato alla linea ferroviaria. L’attività si estese inoltre ai carburanti, ai lubrificanti, all’essenza di trementina ed al carburo di calcio commercializzati con i propri marchi.

I marchi storici dei prodotti CarmagnanijpgI marchi storici dei prodotti Carmagnani.

Negli anni trenta il successo dell’azienda è legato, sul lato degli acquisti, ad accordi commerciali con marchi storici dell’industria come Terni e Liquigas e, sul lato delle vendite, a un portafoglio di più di 800 clienti raggiunti tramite una distribuzione capillare che andava dalle piccole attività commerciali - farmacie, officine meccaniche, mobilifici, cantieri di riparazioni navali e concerie -, fino ai grandi nomi della storia industriale del nostro Paese come Ansaldo, Odero-Terni-Orlando, Fiat, Edison, AFL Falck, Pirelli, Ilva.

Nello stesso periodo entrarono in azienda anche i due figli di Attilio, nel frattempo diventato Commendatore: Ernesto ed Emilio. Come nelle migliori famiglie, al primogenito Ernesto, fu affidata la gestione della filiale più importante, quella di Milano, a Emilio quella di Torino.

Nell’imminenza della seconda Guerra Mondiale, con la cessione dell’impianto di Cornigliano e la realizzazione di un’apprezzabile plusvalenza, venne acquistata a Multedo di Pegli un’area quattro volte più estesa per costruire un nuovo impianto di stoccaggio, un deposito costiero. Questo investimento fu un passaggio chiave nella storia della società perché con esso l’azienda conquistò l’accesso al mare e alle infinite rotte che vi si possono disegnare.

Con la realizzazione del nuovo impianto, alla tradizionale attività commerciale, venne affiancata quella logistica che offriva servizi di stoccaggio sotto una nuova ragione sociale, Attrezzature Carburanti “AC” S.p.A.

Realizzazione dei serbatoi a MultedoRealizzazione dei serbatoi a Multedo, una sala pompe, molo accosto delle navi

Negli anni successivi l’azienda sviluppò anche la rete di distributori stradali con il marchio “AC” che arrivò a contare un centinaio di punti vendita tra Liguria, Piemonte e Lombardia. A gestire questa fase di espansione nel dopoguerra fu Emilio, nato a Genova nel 1909 e laureato in Economia e Commercio. Dopo aver gestito le filiali di Torino e Milano - a seguito della scomparsa del fratello Ernesto nei cieli di Albania durante il conflitto mondiale - Emilio Carmagnani tornò a Genova dove assunse la Direzione Generale e seguì la realizzazione del nuovo deposito costiero. Nel corso della sua vita lavorativa ricoprì numerose cariche: consigliere e vicepresidente dell’Unione Petrolifera, consigliere dell’Associazione Italiana Commercio Chimico, membro fondatore dell’ALCE, membro del Comitato di Vigilanza della Banca popolare di Novara e del Consiglio di Reggenza della Banca d’Italia della sede di Genova.

Nel 1962, Emilio fece entrare in azienda il nipote Giorgio Bonetti, figlio della sorella Dina; classe 1939, laurea in Economia e Commercio. Oltre all’inserimento della terza generazione, gli anni ‘60 videro una profonda riorganizzazione delle attività e dell’assetto azionario. Per far fronte all’uscita di un ramo della famiglia (la vedova di Ernesto) venne venduta la rete di distributori all’A.P.I., avviando così il processo di distacco dal mondo petrolifero per focalizzarsi sul settore della chimica. Nel 1967 le due società, Attrezzature Carburanti “AC” S.p.A e la commerciale Attilio Carmagnani s.a.s, vennero fuse per dare vita all’attuale ragione sociale: Attilio Carmagnani “AC” S.p.A.

Nel 1970 Giorgio Bonetti diventò direttore commerciale e, grazie alla sua mente brillante e agli studi fatti negli Stati Uniti, orientò da subito le attività aziendali al mercato del trading internazionale. Questo percorso portò nel 1975 a creare una partnership con i produttori Libici di metanolo, grazie alla quale l’azienda diventò nei primi anni ‘80 market leader nel Mediterraneo.

Negli stessi anni entrò in azienda il figlio di Emilio, Attilio Carmagnani, classe 1945, laurea in Economia e Commercio e oggi Presidente del Consiglio di Amministrazione. Dopo aver conseguito numerosi successi sui campi di regata, dedicò la sua carriera dapprima alla gestione operativa del deposito e delle filiali, successivamente allo sviluppo di una nuova terza attività, quella delle analisi chimiche merceologiche.

Giorgio Bonetti diede lustro all’azienda anche attraverso il personale impegno in campo associativo che lo portò ai vertici delle associazioni nazionali ed internazionali di categoria. Fu presidente dell’ASSICC (Associazione Italiana Commercio Chimico), di ICCTA (International Council Of Chemical Trade Associations), della Fecc (Federazione Europea Commercio Chimico) e della FETSA (Federation of European Tank Storage Associations).

Giorgio BonettiGiorgio Bonetti, FECC award, 2011

Gli anni ‘80, furono quelli di massima espansione. L’azienda, abbandonato definitivamente il settore petrolifero, si era integrata verticalmente nella supply chain dei prodotti chimici. Aveva una forte presenza nei mercati di trading internazionale, sfruttava la capacità del proprio deposito di Genova per concludere l’acquisto di grandi lotti in arrivo via mare che venivano poi valorizzati al meglio grazie ad una distribuzione capillare realizzata attraverso i depositi di Milano, Torino e Roma.  Si contavano circa 130 dipendenti, 50 agenti ed un fatturato che andava oltre i 40 miliardi di lire.

Il deposito costiero nel 198
Il deposito costiero nel 1981

Nel 1989 scomparve Emilio e l’anno seguente, Giorgio Bonetti venne nominato Amministratore Delegato. Gli anni ‘90 furono difficili poiché seguirono a un grave incidente, avvenuto nel 1987 nel deposito costiero, che ebbe pesanti ripercussioni. Per fare fronte alla difficile situazione economica e finanziaria che ne scaturì, vennero vendute le filiali di Milano, Torino e Roma, si rinunciò alla distribuzione al dettaglio di prodotti chimici commercializzati col proprio marchio (tra cui l’Essenza di Trementina San Giorgio e l’Acquaragia Tre Stelle Pino) e si puntò unicamente sul trading integrato con l’attività di deposito costiero.

I prodotti a marchio ACjpg

I prodotti a marchio AC.

Da questo downsizing l’azienda ne uscì molto indebolita, soprattutto sul fronte commerciale. La gran parte dei 30 dipendenti erano in forza nell’impianto di deposito costiero e negli uffici amministrativi. In questi anni Attilio si dedicò allo sviluppo del business delle analisi merceologiche acquisendo un laboratorio concorrente (TecnoERG Ricerca Applicata) e fondando nel 1994 la “Analisi & Controlli”, società ancora oggi controllata dalla Carmagnani con sede nel complesso di Multedo, che attraverso propri laboratori svolge tutti i controlli qualitativi sui prodotti in transito e integra la value proposition dell’azienda.

Negli anni successivi, il clima di precarietà ed incertezza scaturito da innumerevoli progetti di delocalizzazione e rilancio (mancato) del deposito costiero non giovarono all’attività che nel 2008 era ridotta ai minimi termini: 8 milioni di fatturato e 20 clienti attivi, in gran parte rivenditori. Nel 2010, con Giorgio Bonetti Amministratore Delegato e Attilio Carmagnani Presidente, avviene l’ingresso della quarta generazione:

Irene Bonetti, figlia di Giorgio, classe 1966, laurea in Scienze della Comunicazione e Relazioni Pubbliche allo IULM di Milano con una pluriennale esperienza nell’ambito internazionale di progetti di innovazione, ricerca e trasferimento tecnologico a livello regionale, nazionale e comunitario;

Antonio Ernesto Rossi, nipote di Emilio Carmagnani, classe 1969, studi in ingegneria e già cofondatore ed amministratore di Sistemi Integrati Sicurezza, azienda attiva nei settori dell’informatica, della videosorveglianza e dell’automazione;

Emilio Carmagnani, figlio di Attilio, classe 1984, laurea in Economia Aziendale presso l’Università Bocconi, master post graduate in finanza all’Università di Berkeley ed una prima esperienza lavorativa in una società di consulenza nel mondo del private equity.

Antonio Ernesto Rossi Irene Bonetti Emilio Carmagnani nel 2010

Antonio Ernesto Rossi, Irene Bonetti, Emilio Carmagnani nel 2010

Inizia quindi l’attuale percorso di rilancio dell’attività che, facendo leva sui punti di forza della storia aziendale, promuove la capacità di gestire la logistica primaria - dalle raffinerie al deposito costiero - e secondaria - dai serbatoi agli stabilimenti dei clienti - attraverso un servizio di consegne puntuali con massima attenzione alla sicurezza ed agli standard qualitativi dei settori di impiego. L’offerta è rivolta non solo al mondo dei distributori, ma anche ai consumatori finali che operano nei più svariati settori industriali: farmaceutico, delle vernici, alimentare, agrotecnico, aerospaziale, etc.

A seguito della scomparsa di Giorgio Bonetti nel 2017, Emilio Carmagnani assume la carica di Direttore Generale, Irene Bonetti di Direttrice del Deposito Costiero e Antonio Rossi ICT Manager. Attilio Carmagnani è Presidente del Consiglio di Amministrazione.

Oggi l’azienda, con più di 100 clienti, genera un fatturato superiore ai 25 milioni di euro e, oltre dei tradizionali prodotti chimici, si occupa anche di prodotti green provenienti da processi di economia circolare.

Campionatore automatico strumentazione Analisi Controlli

Campionatore automatico, strumentazione Analisi & Controlli

Non solo, la Società ha saputo rimodernare il proprio impianto rendendolo compatibile con il territorio e creare presso le proprie strutture le condizioni per la nascita di un vero e proprio hub a supporto del comparto chimico e dei fluidi funzionali. Presso la sede di Multedo oggi operano, oltre al già citato laboratorio hightech di analisi merceoligiche, tre società di ispezione internazionali, uno spedizioniere doganale, una carpenteria metallica ed una società di informatica. Più di 60 persone altamente specializzate, qualificate e costantemente formate sui temi della sicurezza.

Veduta aerea del Porto Petroli

Veduta aerea del Porto Petroli, sulla destra la banchina occidentale dove sbarcano i prodotti destinati al deposito costiero della Carmagnani

Lo sforzo di innovare un’attività storica è testimoniato dalla recente partecipazione a Infrastress, un progetto di ricerca Horizon 2020 finanziato dalla Commissione Europea. L’azienda è stata selezionata come unica realtà in Italia per testare soluzioni innovative messe a punto da 20 centri di ricerca di 11 paesi europei per migliorare la sicurezza e la resilienza ad eventi incidentali.

Ufficio operativo del deposito costiero

Ufficio operativo del deposito costiero, sistema radar dei livelli nei serbatoi

La vocazione al commercio internazionale, tratto distintivo della società fin dai suoi albori, è stata impiegata in un anno difficile come il 2020 per fare arrivare in Italia le materie prime impiegate per produrre i prodotti igienizzanti utilizzati per limitare la diffusione del virus Covid19. Da Genova sono transitati alcoli provenienti dagli Stati Uniti, dalla Korea, dalla Cina dalla Romania e dalla Spagna oltre agli altri abituali prodotti provenienti dall’India, dall’Azerbaijan, da Israele e Portogallo.

Una storia lunga 117 anni che si intreccia con quella di Genova, in una continua trasformazione per adeguarsi ai tempi ed al mercato.

di Vittoria Grimaudo

San Giorgio Seigen S.p.A. è un’ulteriore, bella storia d’intraprendenza famigliare, che oggi impegna la terza generazione. Nasce alla fine degli anni 40, con quell’entusiasmo e voglia di ricostruire che attraversava l’Italia intera nel dopoguerra.

Oggi, dopo oltre 70 anni di ininterrotta attività e crescita, San Giorgio Seigen si afferma quale player di riferimento nel settore della carpenteria e della metalmeccanica. I manufatti chiave consistono in componenti per i settori dell’energia, della cantieristica navale, della petrolchimica e per quelle industrie che richiedono prodotti di grande qualità caratterizzati da notevoli dimensioni e pesi.

La sfida per San Giorgio Seigen continua sui mercati internazionali sempre più competitivi, con immutato impegno ed entusiasmo e con spirito di innovazione non soltanto sul fronte del prodotto ma anche su quello dei processi e dell’organizzazione.

Visitare lo stabilimento è scoprire una volta ancora il “saper fare” italico, la centralità del lavoro e delle persone. Buona lettura.

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Nel 1949 Mario Grimaudo, capostipite e fondatore, costituì il primo nucleo societario, Grimaudo Mario Snc, riconducibile direttamente all’attuale San Giorgio Seigen. Erano gli anni difficili del dopo guerra, ma anche quelli dell’entusiasmo e della voglia di ricostruire. Fervore e spirito di sacrificio hanno sempre accompagnato lo sviluppo della società nei suoi oltre 70 anni di attività orgogliosamente radicati sul territorio genovese, passando attraverso successive dinamiche societarie che l’hanno fatta crescere e affermare nel campo industriale-manifatturiero.

Negli anni la società, si è orientata verso la produzione di strutture di carpenteria meccanica ricercando spazi di mercato sempre più ampi.

La svolta nella crescita aziendale del gruppo San Giorgio Seiegn si è avuta nel 1995, quando la società si è trasferita nell’attuale sito di Genova Campi, un’area industriale di circa 40 mila metri quadri, nel cuore industriale della città, logisticamente ben collegata agli svincoli autostradali.

Da allora la società ha effettuato rilevanti investimenti in risorse umane, strutture ed impianti, ampliando e diversificando l’attività svolta con una specializzazione crescente rivolta ai settori della produzione di energia, della cantieristica navale, dell’oil & gas e di componenti industriali di alta qualità.

Le strategie di sviluppo aziendale hanno portato la San Giorgio Seigen ad espandersi in nuove aree di business al fine di creare una gamma integrata di prodotti e servizi che qualificano l'azienda come partner chiave per la fornitura di soluzioni impiantistiche in ambito industriale. In quest'ottica, nel 2010, le consolidate collaborazioni dell'azienda con altre realtà produttive hanno consentito la costituzione di un associato gruppo di lavoro nel Service e Lavorazioni Meccaniche.

Nel 2012 è stato aperto un nuovo reparto produttivo, incentrato sulla progettazione e costruzione di scambiatori di calore, di recipienti a pressione e di componenti complessi in acciai legati. Negli anni è stata posta un’attenzione particolare all’ applicazione di varie normative nazionali ed internazionali, tra cui merita rilievo la recente adozione del Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo ai sensi del D. Legs. 231/01.  Oggi l’attività è strutturata per assicurare un prodotto completo, dallo sviluppo del progetto, alle varie lavorazioni, ai collaudi. La Società si è dotata per questo di un dinamico Ufficio Tecnico Commerciale e di una efficiente organizzazione per ottimizzare quelle procedure che, nel rispetto delle norme adottate, garantiscano i migliori risultati in materia di garanzia e di controllo qualità.

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Alla luce dei cambiamenti avvenuti negli ultimi anni, quali la globalizzazione e le varie trasformazioni digitali, è emerso come la capacità di risposta alle sollecitazioni del mercato ed un approccio consapevole alla tecnologia, siano diventati fattori determinanti al fine di tutelare la competitività ed il soddisfacimento delle esigenze dei clienti. Di conseguenza il primo passo affrontato per aumentare l’efficienza e la redditività è stato quello di riorganizzare i processi aziendali, tramite innovazioni dell’area informatica, della gestione dei processi e della pianificazione.

Si è cercato di facilitare la definizione di strategie organizzative e di scegliere sistemi IT correlati che consentono di fruire delle potenzialità offerte da Industria  4.0 , con importanti investimenti su nuovi macchinari, per migliorare il processo produttivo, garantire un livello di qualità del prodotto sempre migliore, consolidando l’acquisizione e l’analisi di tutti quei dati  che, nel tempo,  permetteranno di  introdurre ulteriore efficienza, aumentare la produttività e migliorare ulteriormente  il controllo e la qualità dei prodotti.

Nel corso degli anni la Società è sempre stata guidata dalla famiglia Grimaudo, dal fondatore prima ed ora dal figlio. Anche la terza  generazione è già partecipe ed impegnata a garantirne la continuità.

L’azienda ha focalizzato i suoi sforzi sul mercato internazionale, che oggi rappresenta il 35% del fatturato, proponendosi come centro di eccellenza per la realizzazione di prodotti legati al settore dell’energia, non trascurando i settori legati alla produzione di energia rinnovabile. A tal proposito nel 2016 ha investito in partnership con un’altra società italiana, acquisendo il controllo di società estere che operano nel settore idroelettrico con 22 centrali localizzate in Albania.

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di Giuseppe Costa

Il nome Costa rimanda immediatamente al turismo crocieristico. Con Costa Edutainment il rimando è invece all’Acquario di Genova, ma l’azienda, leader in Italia nel settore dell’edutainment, è molto di più.

Edutainment, per chi non lo sapesse, è l’intrattenimento educativo, dove svago e conoscenza si incontrano in un connubio perfetto e adatto a tutti per rispondere alla crescente domanda di un uso qualitativo del tempo libero.

La storia aziendale di Costa Edutainment intreccia le proprie radici con quelle imprenditoriali della famiglia Costa: un sistema di valori che ha caratterizzato nel tempo un modo di fare impresa riconoscibile e duraturo nel tempo. Il know-how è stato la chiave del successo che ha consentito all’azienda di sviluppare e diversificare le sue attività e raggiungere oltre 2,7 milioni di visitatori all’anno.

La gestione dell’Acquario di Genova è stata, dunque, solo l’inizio, Beppe Costa ci racconta qui la storia di questa impresa con un motto geniale “Divertiamoci imparando!”. Buona lettura.

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Costa Edutainment è stata spesso identificata con l’Acquario di Genova, la prima struttura in gestione al gruppo che oggi è leader in Italia nel settore dell’edutainment. Ma a ben guardare, l’azienda è molto di più, non solo in termini di strutture gestite – oggi sono 9 in Italia e una all’estero per una media di oltre 2,7 milioni di visitatori all’anno -, ma anche come storia imprenditoriale, know-how trasversale a diversi settori, principi guida e impatti positivi generati sull’ambiente e sui territori in cui opera. Tutti elementi che rendono Costa Edutainment un’azienda radicata alla tradizione di una famiglia imprenditoriale solida ma al contempo capace di rinnovarsi e guardare al futuro con fiducia.

La sua leadership si sviluppa, infatti, a partire dallo spirito imprenditoriale originario legato al nome della famiglia Costa, che nasce nel settore del turismo crocieristico e diventa in poco tempo uno dei brand di qualità più importanti in Italia e nel mondo.

Ed è dal know-how sviluppato inizialmente in questo settore, originariamente più improntato all’entertainment, che l’azienda ha poi sviluppato e diversificato le sue attività, approdando alla gestione di grandi strutture pubbliche e private - acquari, musei, parchi tematici e acquatici - che costituisce oggi il suo core business.

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La gestione dell’Acquario di Genova è stata, dunque, solo l’inizio e ha consentito di sviluppare un modello di gestione che è stato poi esportato al di là dei confini regionali liguri e applicato a diversi ambiti - scientifico, culturale e turistico – senza mai perdere la forte impronta divulgativa attraverso l’“edutainment”. Questo approccio non convenzionale per il mondo della cultura, inteso in senso ampio, consente di trasferire al grande pubblico messaggi anche complessi attraverso un’esperienza diretta, coinvolgente, emozionante, divertente e sempre ricca di contenuti e di valori.

Ma la storia di Costa Edutainment non è solo questo: nel corso dei decenni, l’azienda ha sempre mostrato un grande senso di responsabilità nell’agire imprenditoriale coinvolgendo direttamente famiglia, azionisti, collaboratori e stakeholder. Valori che ancora oggi Costa Edutainment persegue con l’obiettivo di essere motore di un turismo che offre proposte culturali integrate e innovative, che crea valore in tutti i territori in cui opera attraverso il lavoro di squadra e che contribuisce allo sviluppo sostenibile della società nel suo complesso.

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La sostenibilità è presente in ogni ambito del business e si declina in ogni aspetto della vita aziendale: quella economica che ha come obiettivo di mantenere il gruppo durevole nel tempo a beneficio non solo dell’azienda stessa e dei dipendenti ma di tutti gli stakeholder coinvolti direttamente e indirettamente; quella ambientale, attraverso la riduzione dei consumi e l’adozione di fonti di energia totalmente rinnovabili, la riproduzione in ambiente controllato delle specie ospiti, i progetti di conservazione e reinserimento in natura di alcune specie, l’azione divulgativa; quella sociale attraverso il coinvolgimento di cooperative sociali nella gestione delle strutture, la creazione di posti di lavoro stabili, percorsi di formazione personale e professionale, attenzione alle categorie più fragili, la partecipazione in attività istituzionali volte al bene comune.

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Da questo spirito nascono i numerosi progetti scientifici e di ricerca in collaborazione con enti e istituti scientifici che fanno degli acquari luoghi di osservazione e studio privilegiati dove è possibile sviluppare conoscenze utili ad una migliore gestione delle risorse naturali, le numerose campagne di sensibilizzazione per combattere il grave problema dell’inquinamento nei mari e per adottare comportamenti di consumo delle risorse ittiche più sostenibili, la continua azione divulgativa rivolta ai visitatori per sviluppare una maggiore consapevolezza dell’impatto dell’uomo sull’ambiente e delle azioni che ognuno può mettere in pratica per contribuire attivamente alla conservazione del patrimonio naturale.

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Lo spirito di innovazione, l’impegno in prima linea nella conservazione delle risorse naturali, la ricerca scientifica, la forte impronta educativa che rende le strutture del gruppo Costa Edutainment, con particolare riferimento agli acquari, luoghi dove si approfondisce la conoscenza della natura e si impara ad amarla, rispettarla e proteggerla, rendono l’azienda una realtà che da sempre guarda al futuro non solo per stare al passo con i tempi dal punto di vista tecnologico, comunicativo e delle esperienze proposte al pubblico ma per offrire il proprio impegno nel preservare questo mondo per le generazioni future.

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