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19 novembre

Bookcity Milano 2022

Fabbrica e Città: dai grandi cambiamenti dell’Otto-Novecento nelle Fabbriche e nelle Città di allora alle riflessioni sulle transizioni del nostro tempo

Fondazione Ansaldo – Gruppo Leonardo ha presentato al pubblico il 19 novembre, presso il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, il libro «L’Umanesimo industriale nell’Italia d’Otto-Novecento», scritto da Eligio Imarisio per Fondazione Ansaldo e pubblicato e distribuito da Erga Edizioni.

Partendo dall’analisi offerta dal libro sul rapporto tra Fabbrica e Città, introdotta brevemente dall’autore, l’incontro ha affrontato i temi che le sfide delle transizioni del nostro tempo impongono al presente e al futuro delle fabbriche e delle città: energetica, green, digitale. Hanno preso parte all’incontro Gabriele Albertini, imprenditore già Sindaco di Milano e parlamentare, Fiorenzo Marco Galli, Direttore Generale del Museo insieme a Lorenzo Fiori, Direttore della Fondazione e all’autore.

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Fondazione Ansaldo – Gruppo Leonardo ha presentato al pubblico il libro «L’Umanesimo Industriale nell’Italia d’Otto-Novecento», scritto da Eligio Imarisio per Fondazione Ansaldo e pubblicato e distribuito da Erga Edizioni, presso il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci.

Quello dell’Umanesimo Industriale è un tema che Fondazione Ansaldo rilancia, puntando sulle grandi capacità dell’homo faber e del saper fare italico di cui la Fondazione custodisce molta memoria. Capacità che si sono disvelate prepotentemente attraverso la prima e la seconda delle rivoluzioni industriali, quando una società prevalentemente agricolo, artigianale e commerciale si trasformò in un contesto dove tecnologie e macchine accompagnarono il primo impressionante sviluppo economico, nei suoi aspetti “mirabili” e in quelli “terribili”. Questa transizione determinò anche cambiamenti socio-antropologici che ancora oggi sono in continuo divenire. La fabbrica, allora, diventa il cuore pulsante attorno al quale si sviluppano nuovi modelli di socialità e urbanistica, alimentati dai flussi di uomini e donne che abbandonano i contesti rurali e dalle nuove forme di sviluppo economico che aprono a nuovi orizzonti, ambizioni e opportunità.

Da allora molto è ancora cambiato, la fabbrica ha perso quella centralità nello sviluppo socio-antropologico e urbanistico, sostituita proprio dalla città che ha assunto invece il ruolo di centro gravitazionale a 360°. Globalizzazione e tecnologie informatico-digitali stanno oggi imprimendo un nuovo continuo cambiamento all’interno del quale prendono forma nuovi modelli di socialità, le cosiddette comunità integrano la presenza fisica sempre più con quella in rete diventando sempre più “liquide” e si presentano, in rapida successione, nuovi scenari e opportunità.

Il tema dell’Umanesimo Industriale rimane invece il tema di sempre: portare al centro l’impresa e il lavoratore con le rispettive peculiarità. Ripercorrere il passato dei due principali e distintivi aspetti della prima grande transizione socio-antropologica quali la fabbrica e la città, può essere di aiuto a riflettere sul cambiamento in atto, e soprattutto su quello prossimo venturo che attraverseremo con sempre maggior velocità, per cogliere il “mirabile” riducendo il rischio di incorrere nel “terribile”. In questo vasto ambito, Fondazione Ansaldo non è soltanto Archivio d’Impresa ma, soprattutto, “Fabbrica della Memoria”, dalla quale provengono le numerose fotografie e i quattro filmati (visionabili attraverso il proprio smartphone o tablet grazie ad appositi QR Code) presenti nel volume.

Per la ricchezza delle fonti bibliografiche, per il corpus iconografico e l’approccio multidisciplinare quest’opera è davvero un archivio unico, contributo rilevante alla storiografia moderna.

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L’umanesimo industriale nell’Italia d’Otto-Novecento è un’opera poderosa che traccia, in Italia con parallelismi (e ricerche) in mezza Europa, la storia della fabbrica e delle città sviluppatesi intorno ad essa. Il volume è diviso in due parti. La prima parte riguarda La Fabbrica Italiana nella società e nelle arti otto-novecentesche, dall’origine al declino (particolarmente dalla vigilia dell’Unità nazionale al termine della Grande Guerra): una vasta parabola della vita entro i perimetri aziendali incentrata sulle nozioni di fabbrica e immagine della fabbrica nel contesto socio-economico del tempo. La seconda parte di questo libro ha titolo Città mirabile, città terribile. Le classi sociali e le vite quotidiane nell’urbanesimo italiano dei secoli XIX-XX: qui l’autore estende il suo sguardo dall’universo-fabbrica all’universo-città, la città mirabile affiancata e contrapposta alla città terribile, ovvero l’essere e l’agire di classi, gruppi, ceti in condizioni diversificate.

L’opera parte dal presupposto che bisogna conoscere i fatti, cercare testimonianze e verificare fonti possibilmente coeve, entrare in rapporto empatico, penetrare in chi o in cosa si investiga e coglierne la vita, l’essenza. Per riuscire in tutto ciò all’autore pare necessario, nella fattispecie, compiere un excursus sulla situazione preunitaria (campagna-città, territorio-ambiente, borghesi-proletari, ecc.) massimamente tramite testi e raffigurazioni d’epoca, di un Paese in cui l’insediamento industriale genera grossi mutamenti, nuove competenze e diversificate ineguaglianze. Dopo, affrontare il grande tema dello sviluppo industriale in Italia (le infrastrutture, i cicli produttivi, l’idea del lavoro), entro il quale agiscono le organizzazioni di categoria che palesano pure la capacità imprenditoriale e la valentia operaia. La fabbrica e la macchina stanno al centro di una strategia dell’accumulazione economica inscindibile, durante il periodo in esame, da una cultura d’impresa basata sulla potenzialità della tecnologia, connessa a sua volta al progresso della scienza. E le innovazioni in fabbrica poi, hanno riverberi sulle trasformazioni nella società.

Ad uno studio siffatto, seguono le risultanze di specifici, inevitabili interrogativi: cosa accade nel medesimo contesto fuori di quel perimetro, intessuto di vita quotidiana: individuale e sociale, inoperosa e lavorativa, privata e pubblica, femminile e maschile? In quanti e in quali tipi si articola l’esistenza umana nella città principalmente italiana, conformata dalla civiltà industriale d’Otto-Novecento, complicazioni o semplificazioni annesse? Nella città, infatti, con l’espansione delle infrastrutture viarie che facilitano il movimento delle persone e delle merci, un pubblico moderno prende a considerare i propri interessi e il proprio futuro in maniera più vasta, ben oltre la cinta urbana. La crescente domanda di carta stampata alimenta curiosità e desideri prima sconosciuti, complice altresì l’evoluzione del sistema bancario che permette l’offerta di servizi vari a una clientela meno abbiente. Le rapide trasformazioni tecnologiche e sociali costringono al cambiamento le scansioni e le certezze della vita quotidiana, le relazioni interpersonali in città (la storia della psicologia, ad esempio, ha corso dalla seconda metà d’Ottocento). Cambiano le funzioni, le obbligazioni, i significati medesimi dello Stato: un poco di tutto ciò inizia a essere incluso dai cittadini nel novero di nuovi diritti in ambito democratico.

Si tratta insomma di un’interpretazione del “mondo che fu”, fortificata con numerosi contributi coevi: pittorici, giornalistici, fotografici. I primi descritti e specularmente opposti alle immagini fotografiche (sono settanta, le fotografie d’epoca qui riprodotte), gli altri proposti integralmente entro un composito caleidoscopio di vita trascorsa.

Eligio Imarisio
L’Umanesimo industriale nell’Italia d’Otto-Novecento
Erga edizioni – Fondazione Ansaldo
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Formato: cm. 16,5 x 23,5 - Brossura con alette
Pagine: 1270, illustrato in b/n, QR Code con Video
Prezzo: 35 Euro

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