Il 5 novembre 1927 nasce a Genova il Dopolavoro Ansaldo per volontà del governo di allora di costituire all’interno delle aziende italiane “L’Opera Nazionale Dopolavoro”.

Nel corso del secondo dopoguerra le lotte operaie portarono a grandi cambiamenti lavorativi, sociale e politici, pertanto anche il Dopolavoro sentì l’esigenza di mutare, di crescere, diventando un centro di ritrovo democratico e apolitico per i lavoratori e le loro famiglie, con una vasta offerta di attività ricreative, culturali, turistiche ed assistenziali.

Per tutto il corso del 2022 il Cral Ansaldo-Fincantieri sarà promotore di una serie di iniziative per celebrare i suoi 95 anni di fondazione.

dopolavoro ansaldo

Il 5 novembre 1927 nasce il Dopolavoro Ansaldo, partendo dalle indicazioni del Duce di costituire all’interno delle aziende italiane “L’Opera Nazionale Dopolavoro”. 

Finita la guerra, e raggiunta la liberazione, inizia per il paese un periodo di grande trasformazione che coinvolse tutti i segmenti della società sotto il profilo culturale, sociale, economico e democratico e, conseguentemente, anche la struttura e le finalità del dopolavoro.

Sotto l’aspetto economico l’immediato dopoguerra è il periodo della costruzione dei grandi transatlantici: furono varati in quegli anni l’Andrea Doria, il Cristoforo Colombo, il Leonardo Da Vinci, il Michelangelo. Queste produzioni non solo coinvolsero nella lavorazione e progettazione i genovesi, ma furono ricercate per gli allestimenti  come rappresentati dell’eccellenze del paese. Ma è a livello sociale che vi furono i grandi cambiamenti, il riconoscimento dei diritti universali, i principi di eguaglianza, libertà, equità che spinsero i lavoratori a dare inizio a lotte sindacali motivate dalla precarietà del lavoro e dalla sua sicurezza, dall’adeguamento dei salari, alla regolamentazione dei licenziamenti e al trattamento del lavoro femminile ed è proprio da quelle lotte che nacque nel 1970 Lo Statuto dei Lavoratori.

Questi cambiamenti non ci hanno lasciati indenni ed è questo il modo di intendere il lavoro che ci ha formato nel modo di pensare, di agire e di vivere la fabbrica e fuori da essa, nella società, ed è proprio lì che vanno ricercate le motivazioni per le quali si sentì l’esigenza di operare una serie di modifiche statutarie al fine di garantire la democraticità e la rappresentanza di tutti i soci  trasformando  il Dopolavoro in un centro di ritrovo dei lavoratori, democratico, apolitico atto a produrre iniziative ricreative, culturali, artistiche, sportive, turistiche ed assistenziali.

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Nel corso degli anni Sessanta, furono operati da Finmeccanica numerosi interventi riorganizzativi del Gruppo Ansaldo che portarono alla separazione della produzione navale con il trasferimento di quest’ultima all’Italcantieri di Trieste. Nonostante la divisione i rappresentanti aziendali e i rappresentati dei soci decisero di mantenere unito il Dopolavoro per entrambe le aziende dando vita a quello che è l’assetto attuale del Cral Ansaldo-Fincantieri.

In questi 95 anni abbiamo certamente vissuto momenti difficili  superati praticando la solidarietà tra noi, coltivando relazioni importati con le direzioni aziendali e avendo un collegamento diretto con le rappresentanze dei lavoratori. Il mantenere e lo sviluppare questi rapporti, ha permesso al Cral di essere sempre all’avanguardia, a passo con i tempi e le grandi trasformazioni, oltre certamente vicino alle esigenze dei soci mettendo in moto non solo iniziative legate allo svago, ma diventando punto di riferimento e cercando di dare risposta alle famiglie, come l’organizzazione del Centro Estivo a Villa Maria,  l’accordo con l’Azienda Municipalizzata del Trasporto pubblico genovese AMT che consente per i lavoratori un prezzo agevolato per l’abbonamento annuale.

La continua creazione di proposte a vantaggio esclusivo dei lavoratori e delle loro famiglie ha fatto sì che il Dopolavoro Ansaldo- Fincantieri, anticipando di gran lunga i tempi, diventasse un precursore ed un promotore del moderno Welfare Aziendale.

Vogliamo ricordare questo anniversario perché è un traguardo importante e vogliamo farlo non solo coinvolgendo tutte le iscritte e tutti gli iscritti e le loro famiglie, ma anche le istituzioni con le quali nel tempo si è instaurato un ottimo rapporto a tutti i livelli, le organizzazioni dei lavoratori, le stesse aziende e tutte quelle realtà con le quali abbiamo operato.

A conclusione di tutte le attività in programma per i nostri 95 anni si terrà una grande festa per ricordare alla città e a tutti noi che rappresentiamo un punto di eccellenza, di aggregazione sociale, per la storia che rappresentiamo ed il grande patrimonio professionale e produttivo che le aziende a cui facciamo riferimento esprimono per Genova, la Liguria e l’Italia.

Le nostre attenzioni sono rivolte ai giovani, con l’intento di trasmettere loro la memoria di un passato fatto di lotte, sacrifici, ma anche di progresso e miglioramenti conquistati nel tempo con impegno, fatica e confronto costruttivo tra tutti i soggetti in campo.

L’ancora e l’ingranaggio dentato che formano il nostro simbolo rappresentano il mondo del lavoro genovese e ligure e la sua dedizione, costantemente rinnovata e volta alla libertà, alla democrazia e alla solidarietà. È una realtà fondamentale per il futuro di Genova e del Paese, che va difesa e valorizzata perché è la scelta vincente per guardare in positivo al futuro e dare prospettive di crescita e di sviluppo all’avvenire delle giovani generazioni in un’unica ottica di impegno civile e solidale.

Le ultime elezioni del CdA del nostro Cral, avvenute nel Dicembre scorso, hanno portato nel consiglio molti giovani e per la prima volta dal 1927 una nostra Socia, la Sig.Ra Angela Trani, è stata nominata “ Segretaria Generale del nostro Cral” confermando come Presidente il Sig. Moretta Osvaldo.

Auguriamo a tutto il CdA un buon lavoro.

cral palestra

Programma 95°

Maggio:
Mostra Fotografica #Women di Fondazione Ansaldo
Torneo Agility dog
Giugno:
Torneo Calcio “Trofeo 95°”
Mostra Pittura
Battesimo della Sella
Esibizione Circolo ciclismo / Bambini
“Baratto”
“ Festa conclusiva  95°” presso il Teatro Cittadino
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Cinquant’anni fa ci lasciava Dino Buzzati, bellunese ma milanese di adozione.

Un grande umanista poliedrico, capace di esprimere le intuizioni dei propri sentimenti in racconti di cui si ha bisogno di leggere e rileggere. Come non ricordare infatti “Il deserto dei Tartari” …… ma Buzzati era anche un artista, amava la pittura “… dipingere e scrivere per me sono in fondo la stessa cosa. Che dipinga o che scriva, io perseguo il medesimo scopo, che è quello di raccontare delle storie …”.

Ecco, noi oggi desideriamo rendere omaggio a uno dei più affascinati e originali interpreti del nostro tempo, con un breve testo e con il rimando alle sue parole narrate da un grande attore, Arnoldo Foà, nel documentario Pianeta Acciaio, materia fondamentale, da sempre controversa, con la quale il nostro Paese ha però costruito tanto del suo sviluppo economico e benessere e della quale conserviamo nei nostri archivi molta della memoria industriale.  

omaggio a dino buzzati

Quell’interpretazione dell’uomo contemporaneo, così vera, così dura.

In tempi di Covid sappiamo perfettamente cosa possa significare il senso di paura, di angoscia, di solitudine. Il lockdown ha influito pesantemente sulla nostra psiche. Quanti casi di alienazione, di depressione, di disorientamento, soprattutto nei giovani. Quel senso di ansia, di attesa, quella fuga dallo spazio-tempo ci ricorda il Giovanni Drogo del Deserto dei Tartari. Dino Buzzati era un genio, pendente tra la poesia e la pittura aveva già interpretato gli umori, i sentimenti dell’uomo postatomico. Calato nella modernità, non guardava al passato, viveva il presente e con occhi disincantati prediceva il futuro.

L’industria lo affascinava, l’acciaio lo meravigliava, con le sue implicazioni sociali, con le sue applicazioni in campo tecnologico. Interprete di quell’umanesimo scientifico propugnato da Leonardo Sinisgalli, direttore della rivista “Civiltà delle Macchine”, l’eclettico Buzzati credeva in un sapere universale, trasmettendo i suoi pensieri, le proprie emozioni con la grazia della penna e con la leggiadria del pennello.

omggio a dino buzzati 1

Si spiegano così i suoi molteplici interessi in campo industriale, sfociati nella sua partecipazione al filmato “Pianeta Acciaio”, conservato nella nostra fototeca, dove l’acciaio diventa il protagonista dell’evoluzione tecnologica dell’uomo contemporaneo, l’emblema, l’incarnazione del progresso, da cui l’homo faber, l’uomo-demiurgo, plasma e modella il mondo. Un mondo tuttavia sempre più frenetico, che accanto al benessere, associa quell’inquietudine, quel “male di vivere” con cui dobbiamo convivere, che ci ricorda come l’uomo postatomico ha raggiunto il culmine della sua potenza, ma anche della sua fragilità.

Intellettuale, uomo colto, ma anche uomo del popolo, dentro il popolo. Fautore di una divulgazione aperta, inclusiva, non elitaria. Lo ricordiamo con un suo commento alla rivista Civiltà delle Macchine, conservata presso la Fondazione Ansaldo: “La regola normale della divulgazione è che lo scienziato scenda. Qua è il lettore che si innalza. L’ambiente, comunque, è fatto per incoraggiarlo…” e con il link alla breve clip tratta dal documentario “Pianeta Acciaio” all’interno del quale Arnoldo Foà legge le parole scritte da Buzzati.

 

 

Fondazione Ansaldo è fabbrica della memoria non solo perché conserva gli archivi di oltre 100 realtà che hanno e che operano nel mondo del lavoro, ma anche perché ogni giorno si attiva per promuovere la cultura d’impresa, sia valorizzando i beni culturali che conserva, sia ricercando nuove storie e nuove memorie da raccontare anche per progettare nuove attività.

Raccontare è il mestiere delle case editrici, come la Franco Angeli che da quasi 70 anni si occupa di editoria per la formazione dei quadri e del management aziendale, di sociologia industriale, di urbanistica, di pianificazione regionale, di economia industriale, di psicologia del lavoro, di geografia umana e molto altro ancora, fino ad affermarsi tra le presenze più ragguardevoli nel campo degli studi e della formazione universitaria.

È lo stesso Franco Angeli a dire: “È necessario sostituire alle fabbriche di prodotti materiali, le fabbriche di idee” e Fondazione Ansaldo, omaggiandolo, desidera aggiungere che “sarà poi compito della fabbrica della memoria quello di raccogliere e tramandare l’eredità di queste”. 

 Storia di una casa editrice 01

Franco Angeli

La casa editrice Franco Angeli nasce nel 1955, inizialmente come ditta individuale. Franco Angeli (1930-2007) aveva solo 25 anni e si era laureato tre anni prima all’Università Bocconi con una tesi di Storia economica discussa con Armando Sapori, tra i più illustri studiosi della generazione tra le due guerre.

Già nel ’52, subito dopo la laurea, aveva iniziato a dedicarsi all’attività editoriale lavorando con il padre Dino, che dal 1929 pubblicava la rivista “Il Consulente delle aziende”, la prima a rivolgersi ai dottori commercialisti e ai dirigenti amministrativi trattando nel concreto le problematiche legate al mestiere.

Mostrando da subito spirito imprenditoriale e lungimiranza, Franco Angeli aveva presto fondato una seconda rivista, “L’Azienda moderna” e quindi una terza, “Fattore umano”. Erano i primissimi anni Cinquanta, e iniziavano in quel periodo a diffondersi i primi studi di psicologia e sociologia del lavoro.

A metà del decennio la scelta di aprire la propria casa editrice, in un periodo subito successivo alla ricostruzione postbellica, segnata dallo sforzo - promosso dal mondo politico ed economico americano - per diffondere nelle imprese europee tecniche e ricette che assicurassero un innalzamento della produttività e migliorassero le condizioni di reddito e di lavoro. Una matrice “riformista” anima dunque le pubblicazioni e le collaborazioni con enti e centri studi nel primo decennio di attività. I primi testi sono destinati alla formazione dei cosiddetti “capi intermedi”, dei manager e dei venditori, ma contemporaneamente iniziano ad essere pubblicati libri di più ampio respiro scientifico.

Storia di una casa editrice 02

Una seconda fase importante matura tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70. Sono anni segnati dalla fine del miracolo economico e dall’esplosione del conflitto industriale. Le attenzioni della casa editrice si allargano ulteriormente, nello sforzo di capire come quanto accadeva al di fuori delle mura aziendali incidesse e si ripercuotesse sul mondo d’impresa. Il catalogo si diversifica e vi appaiono studiosi di sociologia industriale (Guido Baglioni), di urbanistica (Bernardo Secchi), di pianificazione regionale (Francesco Indovina), di economia industriale (Romano Prodi), di psicologia del lavoro (Enzo Spaltro), di geografia umana (Lucio Gambi).

Storia di una casa editrice 03

Negli anni ancora successivi gli interessi continuano ad ampliarsi a nuove aree di studio, con l’apporto di voci importanti: nel diritto del lavoro (Gino Giugni, Giuseppe Pera) nella psicologia (Marcello Cesa-Bianchi), nell’architettura (Massimo Scolari, Guido Nardi), nella sociologia (Vincenzo Cesareo, Achille Ardigò), nella storia (Franco Della Peruta), nella filosofia (Mario Dal Pra), nella pedagogia (Egle Becchi), nell’antropologia (Bernardo Bernardi).  Per tal via la casa editrice si qualifica tra le presenze più ragguardevoli nel campo degli studi e della formazione universitaria (in specie per le discipline sociali).

Storia di una casa editrice 04

Anche se da allora in poi la fisionomia non sarà più solo quella iniziale – di editoria per la formazione dei quadri e del management aziendale - questo impegno continuerà ad esserne una parte importante e riconosciuta. In virtù di ciò a Franco Angeli viene riconosciuta nel 2000 la nomina a presidente dell’Associazione Italiana Formatori, che eserciterà sino al 2003.

Nel 2005, confermando la grande attitudine ad una visione a lungo termine, Franco Angeli afferma: “È necessario sostituire alle fabbriche di prodotti materiali, le fabbriche di idee”.

Negli anni sono stati pubblicati oltre 40.000 titoli. Nel 2021 le novità (in formato cartaceo, solo digitale, o in Open Access) sono risultate oltre 600. I periodici (anch’essi in formato cartaceo, solo digitale, o in Open Access) sono 78.

In riconoscimento della sua attività, il Comune di Milano ha assegnato nel 1972 a Franco Angeli l’Ambrogino d’oro e nel 2008, alla sua scomparsa, l’iscrizione nel Famedio del Cimitero monumentale, che ricorda i cittadini milanesi che con le loro capacità hanno onorato la città.

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 Ilaria e Stefano Angeli

Nella ricorrenza della “giornata della Memoria” Fondazione Ansaldo ricorda le vittime dell’Olocausto riprendendo integralmente dal libro “REX: il sogno azzurro – the blue riband” il capitolo dedicato alla fuga di molte famiglie ebree che, grazie al REX, attraversarono l’Atlantico trovando rifugio in America tra il 1933 e il 1940.

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A bordo piscina, 1939 (RGB)

Nei decenni intercorsi tra la Prima e la Seconda Guerra mondiale, la maggior parte degli ebrei europei risiedeva in Russia e nei paesi dell’Europa orientale, in Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Germania e in Austria. Gli ebrei italiani erano circa 45.000, cui si aggiungevano altri 10.000 residenti sul territorio italiano ma di nazionalità estera.

Il 1933, con l’avvento al potere di Hitler, segna l’inizio dell’esodo dalla Germania dei 500.000 ebrei tedeschi che vi risiedevano. Prima del 1938, circa 250.000 ebrei lasciarono la Germania, molti dei quali per la Palestina (nel solo 1933, circa 35.000). Nel 1938, l’annessione dell’Austria alla Germania obbligò gli ebrei che potevano farlo a lasciare anche quel paese. I profughi ebrei dalla Germania e dall’Austria vennero accolti e il loro insediamento non fu ostacolato dalle autorità italiane.

Nel maggio del 1938 Hitler visitò Roma per ricambiare la visita di Mussolini e il mese successivo esperti tedeschi di razzismo vennero in Italia per istruire i funzionari italiani su questa pseudo-scienza. Due mesi dopo, il 14 luglio del 1938, venne pubblicato il “Manifesto della razza”, con le sue teorie sull’esistenza di una presunta razza ariana italica, e il primo settembre 1938 venne emanata la legge: tutti gli ebrei italiani furono banditi dalla vita pubblica e le scuole furono precluse ai bambini ebrei. All’interno del partito fascista, tra i pochi ad opporvisi fu Italo Balbo.

Gli ebrei che ne avevano la possibilità, emigrarono: i più verso le Americhe, ma anche in Palestina. Gli altri si adattarono a vivere come potevano, si organizzarono in seno alle comunità e continuarono, malgrado le loro peggiorate condizioni, ad aiutare i fratelli d’oltralpe che, dall’avvento di Hitler al potere, continuavano ad affluire numerosi in Italia.

Il periodo 1938-1943 fu tragico per gli ebrei italiani. Nello studio di Michele Sarfatti si certifica che in questi sei anni vennero assoggettate alla persecuzione circa 51.100 persone. I perseguitati furono 46.600 ebrei effettivi e 4.500 non-ebrei classificati “di razza ebraica”. L’antisemitismo permeò la vita del Paese in tutti i suoi comparti. In un solo anno, dei 10mila ebrei stranieri presenti in Italia, 6.480 furono costretti a lasciare il Paese.

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In partenza da Napoli, 1938 (RGB)

Per fortuna la persecuzione degli ebrei trovò scarso consenso nel popolo italiano, salvo poche eccezioni; molti, pur consci del pericolo cui si esponevano, salvarono la vita a ebrei italiani e stranieri, nascondendoli nelle loro case, mentre i partigiani accompagnavano alla frontiera svizzera vecchi e bambini. Tra tutti, spiccano gli atti di eroismo di Giorgio Perlasca e del questore di Fiume Giovanni Palatucci (poi morto a Dachau). Anche la Chiesa Cattolica intervenne in modo deciso. Molti ebrei trovarono rifugio e salvezza nei monasteri e nelle parrocchie di Genova in attesa degli imbarchi.

Nel 1939, Dante Almansi, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, fu autorizzato a creare un’organizzazione con sede a Genova per assistere i rifugiati ebrei giunti in Italia da altre parti d’Europa, conosciuta come DelAsEm, (Delegazione Assistenza Emigranti Ebrei) che aiuterà oltre 5.000 rifugiati ebrei a lasciare l’Italia e raggiungere paesi neutrali. A Vienna invece operava la HIAS (Hebrew Immigration Aid Society) specializzata nell’ottenere nuovi documenti e visti di espatrio soprattutto verso gli Stati Uniti.

I passeggeri ebrei sul REX, distribuiti in tutte le classi con imbarco a Genova o a Cannes, iniziarono ad essere notati già nel 1933, con un graduale incremento sino a raggiungere numeri elevati negli anni successivi, sino al 20 maggio 1940 con l’ultimo viaggio del REX. Nei viaggi verso l’America la nave era sempre al completo, mentre in direzione dell’Europa trasportava generalmente solo qualche centinaio di passeggeri. Poiché molti emigranti ebrei ortodossi, specie delle terze classi, rifiutavano i pasti a bordo se non preparati secondo le regole kosher, arrivando a fine traversata molto deperiti, non riuscendo a superare la visita di controllo sanitario per l’ingresso negli Stati Uniti, le organizzazioni ebraiche si attivarono quindi per poter svolgere attività di sostegno diretto a bordo delle navi. Già nel gennaio 1933, con l’accordo tra l’Union of Orthodox Jewish Congregations of America e la società Italia, per far fronte al crescente numero di passeggeri ebrei, sul REX furono imbarcati in permanenza un rabbino e un cuoco kosher, con cambi del personale:

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A bordo esisteva una cucina kosher con riposteria e frigoriferi dedicati, che vennero ampliati nei lavori del maggio 1936, in seguito alla fusione delle classi Turistica e Speciale. Anche i menù erano personalizzati e persino i piatti avevano la scritta REX in caratteri ebraici.

Nello United States Holocaust Memorial Museum di Washington sono raccolte parecchie testimonianze fotografiche, scritte e registrazioni vocali degli ebrei europei che riuscirono a fuggire a bordo del REX. Tutti confermano la grande cura con cui furono accolti dall’equipaggio e lo squisito trattamento ricevuto durante la traversata, che compensava in certa misura le pene subite, aiutandoli a dimenticarle. Le vie di fuga più usate erano il passaggio dall’Austria a Trieste in Italia, per proseguire in treno sino a Genova ove si attendeva l’imbarco sul REX. In alternativa si passava dalla Francia per raggiungere la nave allo scalo di Cannes.

In base al numero di viaggi transatlantici compiuti dalla nave, considerando una media ridotta di passeggeri a bordo, furono dai 30.000 ai 50.000 gli ebrei italiani ed europei che viaggiarono a bordo del REX verso gli Stati Uniti.

Quella che molti consideravano la nave dell’orgoglio del regime, fu invece per molti la “nave della salvezza” grazie soprattutto al suo equipaggio, che meriterebbe a pieno titolo di essere ricordato nel “Giardino dei Giusti tra le Nazioni”.

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 In arrivo a New York, 1937 (RGB)

“Cento in poppa” è il motto inserito nel logo vincitore del concorso indetto internamente all’Istituto Tecnico dei Trasporti e Logistica Nautico San Giorgio volto a celebrarne il centenario.  L’Istituto, fortemente radicato e sentito nel territorio, da sempre si impegna nella formazione dei più giovani in campo marittimo e vanta numerosi ex alunni di straordinario talento.  L’augurio di Fondazione Ansaldo per l’Istituto è che il vento del sapere possa soffiare sempre e gonfiare le vele delle menti delle nuove generazioni verso i loro obiettivi.

cento in poppa

Logo per i 100 anni dell’L’I.T.T.L. Nautico San Giorgio

L’Istituto aprì i battenti in Piazza Palermo nel novembre del 1921. Anche se in realtà l’istruzione nautica, come scuola governativa, risale al 1816, quel 7 novembre di cento anni fa vide la piena autonomia.

La lunga storia della scuola evidenzia la sua relazione con la tradizione marittima e una reale integrazione con i valori del nostro territorio; l’Istituto ha infatti formato generazioni che hanno dato alla Marina Mercantile e alla Marina Militare illustri personaggi e innumerevoli ufficiali di macchina e di coperta, nonché tecnici per le costruzioni navali.

L’integrazione dell’annuario dei diplomati, pubblicata per l’evento di celebrazione del centenario, contiene interessantissime pagine dedicate, tra gli altri, al Com.te del REX Francesco Tarabotto, al Direttore di Macchina del REX Luigi Risso, all’Ammiraglio Luigi Durand de la Penne, al Generale Alberto Li Gobbi e al Com.te Aldo Baffo, per arrivare ai giorni nostri. Sono ricordate anche personalità eccellenti come il Cardinale Giuseppe Siri, che fu docente di religione, Pietro Germi, alunno, Italo Balbo ed Emilio Salgari, diplomati “honoris causa”.

 nautico san giorgio genova

La vecchia sede di Piazza Palermo, Genova

Di questi cento anni, tanti sono quelli “storici”, in particolare ricordiamo:

•        il 1992, anno in cui il Nautico San Giorgio di Genova si fonde con il Nautico C.Colombo di Camogli;
•        il 2007, anno in cui la sede di Genova trasloca negli spazi di Calata Darsena;
•        il 2009, anno in cui nasce l’indirizzo aeronautico nella sede staccata di Camogli;
•        il 2010 quando, con la Riforma degli Istituti Tecnici, la scuola diventa Istituto Tecnico dei Trasporti e Logistica, mantenendo tuttavia il nome di Nautico San Giorgio.

L’I.T.T.L. Nautico San Giorgio di Genova e Camogli si articola dunque sul territorio della Città Metropolitana con la sede di Calata Darsena e le Succursali di Via Dino Col, a Genova, e la sede associata di Camogli, per un totale nel corrente anno scolastico di 1300 studenti.

La percentuale di alunni provenienti da fuori regione è del 6,31% su Genova e dell’1,41% su Camogli; il numero di studentesse è pari all’8,7% e la percentuale degli studenti con cittadinanza non italiana è del 6,1%.

Questi i percorsi di studio offerti:

•        Conduzione del Mezzo Navale (C.M.N.);
•        Conduzione di Apparati e Impianti Marittimi (C.A.I.M.);
•        Conduzione di Apparati e Impianti Marittimi (CAIM)/Conduzione di Apparati e Impianti Elettronici di bordo (CAIE), percorso sperimentale integrato;
•        Conduzione del Mezzo Aereo;
•        Costruzione del Mezzo navale;
•        Logistica.

  cento inpoppa il porto

Sede di Calata Darsena e Sede di Camogli

Il “Nautico San Giorgio” è socio fondatore e Istituto di riferimento della Fondazione Accademia Italiana della Marina Mercantile che, con la sua offerta formativa, rappresenta una naturale prosecuzione degli studi nelle filiere marittime e logistica.

La scuola, insieme all’Associazione Ex Allievi e Docenti e al Collegio Nazionale Capitani L.C. & M., ha organizzato i festeggiamenti del Centenario con un fitto calendario di appuntamenti:

la cerimonia di apertura si è tenuta il 15 novembre 2021 nell’Auditorium della sede di Calata Darsena con l’intervento delle autorità, seguita il 20 novembre dal 1° Palio Remiero delle scuole secondarie di secondo grado della Liguria con una sezione riservata ai Nautici Liguri, una vera e propria festa dello sport nello specchio acqueo del Porto Antico; il 26 novembre, infine, ha visto l’inaugurazione della strumentazione donata dalla Fondazione Piaggio al Laboratorio di Costruzioni Navali e al Laboratorio di Macchine. Attualmente si sta proseguendo con convegni dedicati agli alunni, uno per ogni percorso di studio, per farli incontrare con il mondo del lavoro, del loro futuro lavoro, e per far scoprire loro le opportunità che li attendono dopo il diploma.

Stiamo lavorando per i prossimi 100…

Buon Vento!

i ragazzi del nautico san giorgio

I ragazzi dell’ L’I.T.T.L. Nautico San Giorgio